Fiat ritiri lo spot svilente
Un uomo giacca e cravatta, un uomo in carriera e un po’ tontarello si ferma davanti ad una Fiat 500S e ne rimane affascinato. Ad un certo punto una giovane donna prende il posto dell’auto. Aggredisce il ragazzo e poi diventa docile e ammaestrabile, seducendolo. Rieccoci al binomio donne e motori. Da parecchi anni le donne vengono accostate alle automobili evocando l’immaginario maschile. Agli uomini servono poche cose per essere felici: una bella auto e una bella donna. Da sempre la donna viene paragonata ad un oggetto: come un’auto va usata. Se è nuova è perfetta, se è “di seconda mano”, dunque se ha avuto un altro compagno/padrone, ha meno valore (come ne parlai in un post). Donne e motori sono gioie e dolori per gli uomini evocando una serie di stereotipi come quello della donna che va conquistata con una bella auto e un bel portafoglio.
Alle fiere automobilistiche ogni anno è sempre la solita minestra. Auto affiancate da belle donne, perchè le donne si accostano alle auto ma non devono guidare perché se no fanno danni, come vuole lo stereotipo “donna al volante, pericolo costante”. Ecco che l’automobile diventa un prodotto maschile per eccellenza rafforzando così questi vecchi stereotipi. Sergio Marchionne, dirigente del gruppo Fiat, aveva già dato prove esplicite di misoginia: “L’ultima volta che le ho viste erano completamente vestite. Tu devi abitare da qualche parte dove le donne portano pantaloni lunghi e non hanno tacchi alti. Mi dispiace per te”, si rivolse ad un giornalista svedese, facendo pure una figuraccia perché la Svezia è il paese dove le donne stanno meglio e non è governata dalla shar’ia.